LA HOJA DE LA TICINESE

                                                                       

 

                                                                                                                                                                                          Octubre 2021/2

 

Nuestra querida Vice Presidente Maria Tuth cuenta lo siguiente :

En el mes de abril la Pro Ticino dio un plazo para quien quisiera enviar una historia de emigrantes para un concurso que organizaba. Me interesó, escribí una breve historia y la mandé como se pedía.  Anunciaban que el resultado se conocería  durante el mes de octubre, en ocasión de la Asamblea de los Delegados. Y no me acordé más... Para mi sorpresa, el 16 de octubre, en ocasión de la Asamblea de la ProTicino que pude presenciar por Skype, se comunicó que mi relato era uno de los dos textos premiados.

 

ORIGINAL EN ITALIANO

 

Una storia di emigrazione

Dal Lago Maggiore al Río de la Plata

Io sono nata a Locarno alla fine dell’anno 1939 e ho vissuto nel Canton Ticino fino ai nove anni. Adesso scrivo da Montevideo, capitale dell’Uruguay.

Mio padre era argoviese e gli piaceva conoscere il mondo. Era specializzato in pasticceria e quando sono nata, lui aveva già fatto provare le sue specialità in parecchi paesi dell’America del Sud, tra i quali l’Uruguay. Ogni tanto tornava in Svizzera a ritrovarsi con la famiglia. I suoi prodotti erano valorizzati da chi li assaggiava. C’era anche arte nelle sue preparazioni, specialmente nella decorazione delle torte; erano veramente capolavori. Quando lavorò a Brissago fece conoscenza con mia madre. Si sposarono e con lei decise di ritornare in Uruguay. Si stabilirono a Piriapolis, un villaggio turistico sulla costa del Rio de la Plata, un estuario “grande come il mare”. In quel luogo si può godere della spiaggia e delle colline che lo circondano. Queste colline sono tra le poche elevazioni che ci sono nel paese dove predominano le pianure.

In quel villaggio si trova l’Hotel Argentino, un albergo cinque-stelle, inaugurato nell’anno 1930, dove c’era anche un Casinò e dove si potevano fare cure con acqua di mare e tante altre attività salutari. Quell’hotel è ancora oggi un punto simbolico del villaggio e conserva tutte le caratteristiche proposte dal suo fondatore, Francisco Piria, un imprenditore visionario, che voleva dare all’albergo il livello dei centri turistici europei.

Nella cucina di questo hotel mio padre svolse la sua professione quando arrivò dalla Svizzera con mia madre. Nei corridoi si possono trovare fotografie esposte a ricordare quell’epoca e dove si può vedere mio padre mentre sta lavorando con i colleghi emigranti che esibiscono con orgoglio le sue creazioni.

Dopo qualche anno trascorso in Uruguay i miei genitori ritornarono in patria e scelsero Ascona quale dimora e per aprire un negozio di alimentari. In quel bel villaggio in riva al Lago Maggiore, siamo nati mio fratello ed io - sebbene la maternità si trovasse a Locarno.

Nell’anno 1950, quando già andavamo a scuola, mio padre decise di ritornare ancora una volta in Uruguay, e ciò a causa delle difficoltà economiche dell’epoca lasciate dalla guerra in Europa. In quel tempo l’Uruguay si vedeva come una nazione prospera e attraente per gli emigranti. Era perfino chiamato “la Svizzera d’America”. Per mio fratello e per me quel cambio significò allontanarci da cugini, nonni, amici e dal nostro Ticino. Per il babbo e la mamma, benché si allontanassero ancora una volta dalla loro famiglia, era un ritrovarsi con amici che avevano lasciato tempo addietro in America.

Nel momento in cui siamo arrivati a Montevideo, la capitale, ci causò un grande stupore, il fervore degli abitanti che festeggiavano un successo in strada: era il giorno in cui la selezione nazionale di calcio dell’Uruguay aveva vinto la Coppa del Mondo e gli uruguayani erano tutti uniti dalla passione per questo trionfo mondiale. E quella fu l’accoglienza che noi trovammo all’arrivo.

La nostra famiglia si stabilì in centro città dove i nostri genitori aprirono una pasticceria. La chiamarono “Confitería Locarno” e da tante parti della città arrivavano clienti per comprare i prodotti con la reputazione della pasticceria svizzera. I bambini che abitavano nei dintorni s’avvicinavano con curiosità per conoscerci e in poco tempo diventammo amici. Incominciammo anche a parlare lo spagnolo senza troppe difficoltà. Assomiglia tanto all’italiano, dunque si capisce facilmente. Lo parlavamo anche riuniti in famiglia perché il babbo e la mamma conoscevano già la lingua. A scuola ho avuto una maestra gentile e dedicata che è riuscita a farmi seguire il sesto anno scolastico senza dover ripetere il quinto che avevo finito alle scuole di Ascona.

A Montevideo ho potuto finire la scuola secondaria dove ho fatto delle bellissime amicizie in più di quelle dei dintorni in cui abitavo. Siccome la pasticceria non permetteva ai nostri genitori di avere sempre molto tempo libero, le famiglie dei nostri amici invitavano mio fratello ed io a uscire assieme a loro.

E fu allora che i genitori ci fecero conoscere la Societá Ticinese, fondata nell’anno 1878 a Montevideo, e dove loro avevano anche tanti conoscenti e amici. Ricordo che era commovente quando andavamo alle riunioni della Società per festeggiare la nostra patria. Adesso, in cui la Sede continua a salvaguardare i tesori di arte lasciati dai fondatori, autori riconosciuti per il loro contributo artistico al paese, la Societá ha invitato me e mio marito a far parte del Consiglio di Amministrazione.

Mi sono sposata con un uruguaiano e, nell’anno 1974, è nato nostro figlio, Juan Pablo. Da adolescente nostro figlio s’interessò tanto per il cinema e scoprì che era ciò che voleva studiare. Ha ottenuto la laurea di Scienze della Comunicazione all’Università Cattolica dell’Uruguay nel 2000. Con i compagni di studio fece un primo film, “25 Watts”, che nell’anno 2001 ha ricevuto il Tiger Award al Festival di Rotterdam e fu premiato pure in parecchi altri festival. Con lo stesso gruppo di amici e appoggi piú importanti, intrapresero un nuovo progetto e, nel 2004, hanno tenuto la prima del film “Whisky”. Questa produzione fu premiata al Festival di Cannes nella sezione “Un Certain Regard” e fu esibita in molti altri festival. Parte della storia di “Whisky” è ambientata proprio all’hotel Argentino di Piriapolis.

Così, il vecchio albergo fu ispirazione per la sua arte, come lo fu per suo nonno quando lavorava nella cucina dell’Hotel 75 anni prima.

Nell’anno 2006 il film fu presentato al Festival del film di Locarno, fuori concorso.

 

TRADUCCIÓN AL ESPAÑOL

 

 

Una histora de emigración

Del Lago Maggiore al Río de la Plata

 

Nací en Locarno a fines del año 1939 y viví en el Cantón Ticino hasta los nueve años. En este momento escribo desde Montevideo, capital del Uruguay.

Mi padre era nativo del Cantón de Argovia y le gustaba conocer el mundo. Era un confitero especializado y cuando yo nací, él había ya había hecho probar sus especialidades en varios países de América del Sur, entre los cuales se encontraba Uruguay. Cada cierto tiempo volvía a Suiza a reencontrarse con la familia.

Sus productos eran apreciados por quienes los degustaban. Había arte en sus preparados, especialmente en las decoraciones de las tortas; eran verdaderas obras de arte.

Cuando trabajó en la ciudad de Brissago conoció a mi madre. Se casaron y junto con ella decidieron volver a Uruguay. Se establecieron en Piriápolis, un poblado turístico sobre la costa del Río de la Plata, un estuario “grande como el mar”. En ese lugar se puede disfrutar de la playa y de las colinas que lo circundan. Estas colinas están entre las pocas elevaciones que hay en el país, donde predominan las llanuras.

En ese poblado se encuentra el Hotel Argentino, un “cinco estrellas”, inaugurado en el año 1930, en el que había también un Casino y donde se podían hacer curas con agua de mar y muchas otras actividades para restablecer la salud. Este hotel es hasta nuestros días un punto simbólico de Piriápolis y conserva todas las características propuestas por su fundador, Francisco Piria, un empresario visionario que quería dar al hotel el nivel de los centros turísticos europeos.

En la cocina de este hotel mi padre desarrolló sus actividades profesionales cuando llegó de Suiza con mi madre. En los corredores del hotel se pueden encontrar fotografías que evocan las épocas pasadas, en las que se puede ver a mi padre trabajando con sus colegas emigrantes que exhiben con orgullo sus creaciones.

Después de algunos años pasados en Uruguay mis padres volvieron a su patria y eligieron Ascona como su hogar y para abrir un negocio de venta de comestibles. En ese hermoso poblado sobre las orillas del Lago Maggiore, nacimos mi hermano y yo – aun cuando la maternidad se encontraba en Locarno.

En el año 1950, cuando ya íbamos a la escuela, mi padre decidió volver una vez más a Uruguay y esto a causa de las dificultades económicas de esa época, causadas por la guerra en Europa. En esos tiempos Uruguay era percibida como una nación próspera y atractiva para los emigrantes. El país era llamado “la Suiza de América”. Para mi hermano y para mí, ese cambio significó alejarnos de los primos, abuelos, amigos y nuestro Ticino. Para nuestro padre y nuestra madre, si bien se alejaban una vez más de su familia, era un reencuentro con los amigos que habían dejado atrás en América.

 

En el momento en que llegamos a Montevideo, la capital, nos causó un gran estupor el fervor de los habitantes, que festejaban un éxito en las calles: era el día en el que la selección nacional de fútbol de Uruguay había ganado la Copa del Mundo y los uruguayos estaban todos unidos por la pasión de este triunfo mundial. Y ésa fue la recepción que tuvimos en nuestra llegada.

Nuestra familia se estableció en el Centro de la ciudad, donde nuestros padres abrieron una confitería. La llamaron “Confitería Locarno” y de muchas partes de la ciudad llegaban clientes para comprar los productos que tenían la reputación de la repostería suiza. Los niños que vivían en los alrededores se acercaban con curiosidad para conocernos y en poco tiempo nos hicimos amigos. Comenzamos a hablar el español sin demasiadas dificultades. Es muy parecido al italiano y por lo tanto se comprende fácilmente. Lo hablábamos también reunidos en familia ya que papá y mamá ya conocían el idioma. En la escuela tuve una maestra gentil y dedicada que logró hacerme seguir el sexto año escolar sin tener que repetir el quinto que había terminado en la escuela de Ascona.

En Montevideo pude terminar la secundaria en la que hice hermosas amistades, además de aquellas que vivían cerca nuestro. Ya que la confitería no les dejaba mucho tiempo libre a nuestros padres, las familias de nuestros amigos nos invitaban a mi hermano y a mí a salir con ellos.

Y fue entonces que nuestros padres nos hicieron conocer la Società Ticinese, fundada en el año 1878 en Montevideo donde ellos tenían tantos conocidos y amigos. Recuerdo que era emocionante cuando asistíamos a reuniones de la Società para celebrar a nuestra patria. En este momento en el que la Sede continúa con la preservación de los tesoros dejados por los fundadores, autores reconocidos por su contribución artística al país, la Società nos ha invitado a mí y a mi marido a formar parte del Consejo de Administración.

Me casé con un uruguayo y en el año 1974 nació nuestro hijo Juan Pablo. Desde su adolescencia nuestro hijo se interesó mucho por el cine y descubrió que era lo que quería estudiar. Obtuvo el título de Ciencias de la Comunicación en la Universidad Católica del Uruguay en el año 2000. Con sus compañeros de estudio realizó un primer film, “25 Watts”, que el año 2001 recibió el premio “Tiger Award” en el Festival de Rotterdam y recibió otras distinciones en varios festivales. Con el mismo grupo de amigos y apoyos muy importantes, emprendieron un nuevo proyecto y en el 2004 estrenaron el film “Whisky”. Esta producción fue premiada en el Festival de Cannes en la sección “Un Certain Regard” y fue exhibido en muchos otros festivales. Parte de la trama de “Whisky” está ambientada justamente en el Hotel Argentino de Piriápolis.

Así, el antiguo hotel fue la inspiración de su arte, como lo fue para su abuelo cuando trabajaba en la cocina del Hotel 75 años antes.

En el año 2006 el film fue presentado en el Festival de Cine de Locarno, fuera de concurso